"LA BILANCIA"

Sinceramente non so se questo sia il suo nome… Insomma, se questo sia veramente il nome con cui vuol venire appellato.

Io, all’orecchino in questione non gliel’ho mai chiesto.

È successo tutto così in scioltezza , naturalmente e velocemente che mai ci siamo fatti questa domanda; e neppure altre domande, ci siamo fatti. Perché ci siamo presi subito, senza troppi preamboli, come quasi sempre succede nelle classiche storie d’amore.

Ci siamo incontrati per sbaglio: io avevo bisogno di un terminale per una collana multifili e lui cercava una nuova identità.

Lui era un pezzo d’ottone curvato, nato per fare un lavoro diverso da quello che gli stavo amorevolmente imponendo io.

Io che ho probabilmente visto in lui qualità nascoste, un potenziale da sviluppare, un segno con cui giocare.

Lui che altrettanto probabilmente ha visto in me una donna di dubbia fantasia ma di certa determinazione.

E così ci siamo abbandonati uno nelle incertezze dell’altro e del nostro incontro ne abbiamo fatto una storia.

Una storia duratura per altro perché tra alti e bassi continuiamo a raccontare e raccontarci.

Lui per me è una Bilancia.

Un segno che mi sfida ogni volta a trovare nuovi equilibri per nuove accoppiate di materiali e nuovi pesi e nuove forme.

Dire che non strizzo l’occhio ai mobil di Calder sarebbe cosa falsa; sono comunque piccole architetture cinetiche che trovano in loro stesse il fulcro per movimenti equilibrati e morbidi.

La Bilancia è già da parecchie collezioni che si presenta come protagonista, adattando le sue vesti al tema del momento.

Ed il suo buon carattere permette al mio cronico ottimismo di deporre su di lei sempre fondate ( e ricambiate) aspettative.

"IL FAGIOLO"

la mia bilancia
 
Il fagiolo non è  un fagiolo.
 

Nel senso che io ci vedo un fagiolo ma del fagiolo probabilmente non è neppure parente.

Ma io ho incominciato a chiamarlo così ed oramai  mi sono affezionata all’idea che lui sappia che è il suo  nome.
 
Il fagiolo è un segno.  

Che più che un fagiolo ricorda un baccello.  

Anche un po’ masticato e stropicciato.  

In realtà è un pezzo di ottone.  

Ma porta con se i miei primi passi verso la deformazione di materiali preconfezionati.  

Perché io ho iniziato semplicemente assemblando: non avendo una formazione orafa ma solamente una banale manualità ed  un grande coraggio nell’accostare materiali lontani  nella foggia e nell’origine, “mettere insieme” è stato il giochino che mi ha portato sino a qui.  

Qui, adesso che ho voglia e necessità di vedere nelle mie creazione segni che sempre più parlino di me, che sappiano raccontare un percorso che parte da lontano e che ha costruito, piano piano, la sua storia.  

Ed in questo pezzo di ottone ho trovato un complice collaborativo: lui mi ha permesso di giocare distorcendo la sua forma iniziale con fiamma, pinze e martello.  

Ed ora io continuo a distorcere ed abbinare e lui continua a suggerirmi piccoli  progressi che seguo come Pollicino seguiva  le sue briciole….  

E, come Pollicino, so che il mio fagiolo mi sta portando da qualche parte…